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«La preghiera è sempre poesia, la luce è fattore determinante della teofania liturgica improntata di trasfigurazione, cui fa eco l'icona, pregnante di presenza del mondo a venire, mentre mistici profumi e canti spiritualizzano i sensi e rapiscono l'anima. Giovanni Paolo II, nella lettera apostolica "Orientale Lumen" ben descrisse questa peculiarità asserendo: "La preghiera liturgica in Oriente mostra una grande attitudine a coinvolgere la persona umana nella sua totalità: il mistero è cantato nella sublimità dei suoi contenuti, ma anche nel calore dei sentimenti che suscita nel cuore dell'umanità salvata. Nell'azione sacra anche la corporeità è convocata alla lode e bellezza". L'uomo nuovo in Cristo trova ricomposta in unità la propria persona: corpo, anima e spirito celebrano il mistero e insieme ne divengono tempio, dossologia, "incarnazione". [...] Gli inni acatisti sono una preghiera, sia personale sia comunitaria, che racchiude tutte queste caratteristiche. [...] Non solo, ma tra i vari inni, essi certamente sono tra quelli che più di altri esprimono il variegato arcobaleno dei sentimenti, toccando le corde dell'interiorità con liriche espressioni». (Luciana Mirri)